Adozioni in Germania: sfatiamo le fake news!

In questi giorni si è acceso un forte dibattito in ambito animalista, scaturito da diverse fake news sulle adozioni in Germania che stanno rimbalzando tra social e testate giornalistiche.

È riemersa, come periodicamente accade, la polemica sull’ipotesi di cani adottati all’estero per trasformarli, una volta arrivati oltreconfine, in esemplari per la sperimentazione animale.

In questi anni di educazione animalista e lotta alla disinformazione sentiamo la necessità di sfatare questo ed altri falsi miti che circolano senza soluzione di continuità in queste ore e che rischiano non solo di compromettere l’operato di chi, come noi, si impegna per garantire adozioni consapevoli e trasparenti, ma soprattutto di bloccare concretamente le adozioni per tanti cani che invece di essere accolti in famiglia rischiano di rimanere dietro le sbarre, nei canili.

Sono diversi i quesiti emersi in questi giorni, andiamo ad esplorarli uno per uno, ma prima vogliamo condividere con voi il video della nostra Rosanna Cabasino, responsabile del Settore Adozioni di ALFA, che ci spiega a voce le cause e le conseguenze di queste notizie false!

 

Si è parlato di deportazione e traffico di randagi e cani di canile per destinarli alla vivisezione in Germania. È vero?
Assolutamente falso!

Premettendo che noi, come associazione, non riconosciamo alcuna validità alla sperimentazione sugli animali e ci opponiamo ad essa, ricordiamo che la validità scientifica di uno studio (italiano, estero e internazionale che sia) che utilizzi la vivisezione dei cani impone come “modello animale” un cane proveniente da un allevamento specifico, che abbia un patrimonio genetico verificabile, riscontrabile e per il quale si sia certi che non abbia delle patologie non note. Questi requisiti non sono presenti nei cani randagi e/o accolti in canile.  

Inoltre, se il cane randagio o di canile fosse utile per i laboratori di vivisezione non vi sarebbe bisogno di ricorrere ad allevamenti specifici, come Green Hill in Italia testimonia, che “producono” cuccioli di beagle e li vendono ad almeno 800 euro, e i laboratori, pertanto, sarebbero pieni di randagi “a basso costo”.

Infine, la teoria della “deportazione alla vivisezione” nel corso degli anni non è stata mai suffragata da alcuna prova fotografica, cartacea o documentale, che riporti la presenza di cani randagi utilizzati per la vivisezione in Europa.

 

Esiste un interesse nel far circolare fake news sulle adozioni all’estero?
Purtroppo è vero!

I comuni pagano una somma giornaliera per ogni cane che si trova in canile generando un giro d’affari, soprattutto nel centro e sud Italia con cifre da capogiro che si attestano sui duecento milioni di euro all’anno. Permettere ai cani di essere adottati significa pertanto per gran parte di queste realtà private rinunciare alle entrate dei fondi pubblici stanziati. La diffusione di tali bufale è quindi per ovvi motivi tutta a loro vantaggio.

In questo scenario, le adozioni all’estero aumentano il numero di cani che riescono a lasciare il canile, minano questo business.

Vittime di questo meccanismo sono in primis i cani che pagano in termini di sofferenza queste reclusioni “ad vitam” ed i cittadini che vedono spesi i loro soldi per mantenere i cani reclusi invece di avviare progetti che realmente garantiscano il loro benessere ed il contrasto al randagismo oppure per altre necessità di interesse della collettività.
Gli animali non devono essere blindati in canile, ma hanno il diritto di trovare una famiglia che se ne occupi!

 

Si è detto che le adozioni in Germania non garantiscono la tracciabilità e che per questo è necessario che i cani randagi rimangano in Italia. È vero?
Assolutamente falso!

La tracciabilità dei cani adottati all’estero è garantita dal sistema dei “traches”, strumento informatico che consente ai servizi veterinari di partenza del cane di comunicare con quelli di arrivo tutti i dati dell’animale che sarà così tracciato e controllato dalle autorità pubbliche di destinazione.

Siamo convinti pertanto che la vera guerra vada fatta alle adozioni che non garantiscono un iter burocratico corretto e la giusta consapevolezza degli adottanti, attraverso un’attenta selezione degli stessi con controlli pre e post affido.

Se da una parte esiste una mancanza di trasparenza per alcune adozioni non controllate in Italia (che può avvenire all’interno dei comuni stessi di provenienza dei cani, delle nostre regioni o dal sud al nord Italia), dall’altra parte non è assolutamente riscontrabile nel passaggio legale oltre confine, per il quale occorre necessariamente una procedura più rigida e continuamente verificata dagli organi di controllo.

Un cane ha diritto ad avere una famiglia e a ricevere cure. Non importa se questo avvenga in Germania oppure in Italia, l’importante è che ci siano le necessarie garanzie: le adozioni, anche fatte nel proprio Comune di residenza devono essere trasparenti e consapevoli.

 

In Germania non si garantiscono i diritti dei cani. vero?
Assolutamente falso!

La normativa tedesca riguardo gli animali d’affezione è assolutamente sovrapponibile a quella italiana.
Non è consentita la soppressione dei cani di canile né dei privati se non per le gravissime motivazioni contemplate anche nella nostra legislazione in materia (malattia incurabile che provoca grave patimento all’animale o comprovata pericolosità dello stesso). In Germania inoltre chi desidera un cane si rivolge agli allevamenti o ai canili, che diventano luoghi di transito per cani che in pochi mesi vengono adottati e non strutture di reclusione a vita, come succede invece in Italia.

Inoltre in Germania non esiste il fenomeno delle cucciolate casalinghe, degli allevamenti “amatoriali” nostrani e la sterilizzazione del proprio cane di famiglia è cosa scontata ed ovvia, per questi motivi non esiste il fenomeno del randagismo.

Il numero dei randagi e dei cani nei canili in Italia invece è superiore a quello delle famiglie disposte ad adottarli e le adozioni nel Nord Europa rappresentano un’opportunità in più per trovare loro una casa.

Di fatto, purtroppo, in Italia rimane troppo bassa la percentuale di famiglie con una sensibilità così profonda da scegliere un cane del canile, magari adulto e meticcio. Spesso si preferisce l’acquisto di un cucciolo di razza, proveniente dalle “fabbriche di cuccioli” dell’est Europa, oppure dal proprio vicino di casa che ha fatto accoppiare il proprio cane.

 
Spesso si parla di traffico di animali. Esiste davvero?
Assolutamente vero!

Il traffico dei cani esiste ed è quello dei cuccioli di razza che importiamo in Italia dall’Est Europa.

Un fiorente mercato milionario che vede il coinvolgimento di migliaia di cagnolini allevati senza alcuna tutela sanitaria e di benessere, denutriti e spesso malati destinati a morire atrocemente in gran parte a causa delle condizioni in cui sono nati e cresciuti. Per non parlare delle loro madri, le cosiddette “fattrici”, martoriate da continue gravidanze e dalla sofferenza di vedere strappati i loro cuccioli prematuramente.

Alle porte del Natale questo si intensifica per “il regalo del cucciolo” sotto l’albero.

Tale traffico, questo sì reale e brutale, non può essere fermato solo dalle forze dell’ordine che effettuano numerosi sequestri alle frontiere (e per questo va il nostro grazie) ma dalla consapevolezza dei cittadini, ancora assolutamente carente, che stanno alimentando una sofferenza indicibile con la loro scelta di acquisto di cuccioli di razza “a basso costo”.  

Da anni ci battiamo per la scelta dell’adozione da preferire a quella dell’acquisto, ma se proprio si desidera fermamente acquistare, almeno lo si faccia rivolgendosi ad allevamenti autorizzati, controllati, dove sia possibile verificare di persona l’ambiente dove sono stati allevati i cuccioli, conoscere i genitori degli stessi e richiedendo espressamente di avere il pedigree.   

 

Vogliamo infine condividere con voi le foto di alcuni cani con il prima e dopo le loro adozioni.
Il miglioramento delle loro condizioni di vita è evidente e, lasciatecelo dire, anche commuovente.

Molti di loro hanno passato anni in canile e senza un’adozione all’estero non avrebbero avuto il loro lieto fine, fuori dalla gabbia felici, amati e liberi.

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